Attacco di Trump ai servizi segreti americani: abbiamo chiesto un commento a Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence presso l’Università della Calabria e autore per Rubbettino di diversi libri sul tema tra i quali, appena pubblicato: “Intelligence e magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria” un libro che tra le altre cose affronta proprio il tema della diffidenza verso i servizi e della loro estrema necessità nel mondo globalizzato.
CALIGIURI: «Il mandato di the Donald è nato sotto il segno dell’intelligence. Infatti, agli esponenti dei servizi segreti si è direttamente rivolto nell’immediatezza della sua elezione, ringraziandoli in modo inconsueto insieme a familiari e collaboratori della campagna elettorale. Adesso è in aperta polemica con loro perché non gli passerebbero le informazioni. Da rilevare che, in particolare negli States il sistema di intelligence, in cui la CIA ha un ruolo preminente, dipende direttamente dal Presidente, che di prima mattina ne incontra il direttore per un briefing quotidiano. Quindi se Trump non può fidarsi della propria Intelligence, che a sua volta lo ritiene inaffidabile, si pone un problema fondamentale, non solo per gli Stati Uniti ma per l’intero blocco occidentale. Riemergono in modo netto le critiche alla CIA avanzate negli anni Sessanta nel primo testo che ha affrontato in modo organico il ruolo dei Servizi nel sistema politico, il celebre “Il governo invisibile” di Wise e Ross, nel quale una delle accuse che veniva rivolta alla CIA era quella di compiere una politica estera tutta sua, che sfuggiva al controllo del Presidente e del Congresso. Pertanto, se un Capo dello Stato, peraltro di una potenza mondiale, non può fare pieno affidamento su uno degli strumenti principali dai quale avere utili indicazioni per orientare la propria politica siamo di fronte a una crisi senza precedenti. Da sempre all’interno dell’intelligence americana convivono molte anime e differenti sensibilità, ma nel XXI secolo, segnato dalla lotta al terrore e alla criminalità oltre che della sorveglianza globale, questo strumento è diventato decisivo. Infatti, chi prima e meglio conosce ha un vantaggio differenziale straordinario. È stato sempre così, dalla notte dei tempo ma oggi in una società liquida dalla comunicazione immediata non si può fare a meno di una efficace intelligence, con tutto quello che questo comporta»
Mario Caligiuri è professore di prima fascia all’Università della Calabria, dove dirige il Master in Intelligence, promosso nel 2007 con Francesco Cossiga. È stato tra i primi a introdurre lo studio scientifico dell’intelligence negli atenei italiani.
Tra i suoi ultimi volumi, Intelligence e Scienze umane. Una disciplina accademica per il XXI secolo (Rubbettino, 2016), Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza (Donzelli, 2016), Intelligence e magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria (2017)