Si intitola «Divario di cittadinanza» il libro scritto per Rubbettino dal direttore dello Svimez Luca Bianchi e dal giornalista di «Repubblica» Antonio Fraschilla. Gli autori mettono in evidenza come le disparità tra Nord e Sud non solo non sono mai state appianate, nonostante 150 anni di Unità e numerosi programmi di intervento, ma hanno finito per spostarsi sempre più dal livello del benessere economico a quello dei servizi offerti dallo Stato, in barba a quanto affermato dalla Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini italiani.
Quello di Bianchi e Fraschilla è un viaggio nelle tante disparità che caratterizzano il Sud, dalla sanità ai trasporti, dai servizi offerti ai cittadini fino a quelle differenze più inique, perché non solo colpiscono principalmente i minori ma anche perché minano al cuore il futuro stesso di chi in quelle regioni vi abita, che riguardano la formazione dei più giovani.
Al grande tema della scuola Bianchi e Fraschilla dedicano alcune delle pagine più dense del volume.
«La scuola – denunciano gli autori – non sembra più in grado di colmare pienamente le lacune di chi proviene da situazioni più svantaggiate».
Nel libro sono presenti alcuni dati che evidenziano la drammaticità della situazione:
«Basta guardare i numeri dei servizi per l’infanzia per i bambini da 0 a 2 anni, dove è lampante la forbice tra il 5% del Mezzogiorno e il 17-18% del Centro-Nord, che incide significativamente sul tasso di occupazione femminile. E che dire del tempo pieno nelle scuole primarie, dove vi sono ancora oggi livelli, in alcune regioni meridionali, variabili tra meno del 10% di studenti cui viene offerta una frequenza a tempo pieno in Sicilia e oltre il 45%, perfino superiore al 50%, in media in alcune regioni del Centro-Nord? Questi dati, se messi a confronto, portano a una conclusione sconcertante: la differenza dell’orario settimanale fra Nord e Sud, moltiplicata per tutti e cinque gli anni scolastici, mette in evidenza come gli alunni delle regioni centrali e settentrionali studino di fatto un anno in più rispetto a quelli meridionali».
Ma non è solo un problema quantitativo, è soprattutto un problema qualitativo che vede alla fine gli studenti meridionali ottenere risultati peggiori nei test sulle competenze.
Le ragioni che si celano dietro questo disastro sono numerose. Bianchi e Fraschilla evidenziano tra queste una minore spesa statale pro-capite e un minor apporto degli enti locali.
Se è vero che la scuola è il miglior strumento per livellare le differenze sociali, allora al Sud lo strumento si è inceppato.
Il libro ha incontrato – forse anche in virtù dell’attenzione che vi dedica – grande interesse da parte del mondo della scuola, dai docenti ai dirigenti scolastici secondo molti dei quali si presterebbe come strumento straordinario di vera e propria educazione civica.
Per questa ragione l’Editore ha ritenuto opportuno dare avvio a un’operazione di diffusione massiccia del volume nelle scuole, nella convinzione che solo la sensibilizzazione ai temi della cittadinanza così capillare possa costituire un motore non indifferente di cambiamento sociale.
Per sostenere il progetto la Casa Editrice ha deciso di rinunciare a ogni utile e gli autori ai diritti consentendo che le scuole possano acquistare il volume al prezzo simbolico di 5 euro anziché al prezzo di copertina pari a 14 euro.