“Non si mettono legioni di avvocati a spegnere chi vuole pronunciare una parola di libertà” (Carlo Ripa di Meana)
Sarà in libreria a metà giugno “I Caracciolo – Ombre, misteri e figli segreti di una grande dinastia italiana”, un volume di 550 pagine scritto da Gigi Moncalvo (Rubbettino Editore) che è stato presentato oggi pomeriggio al “Salone del Libro” di Torino nella sede del “Caffè Letterario”. Insieme all’autore erano presenti Carlo e Marina Ripa di Meana, due dei molti intervistati da Moncalvo per completare la sua Caracciolo-story che è densa di notizie, indiscrezioni, documenti e retroscena sulla vita, e soprattutto sui momenti della morte, del principe-editore che ha legato il suo nome all’“Espresso” e a “Repubblica”. Una storia che riguarda anche vicende inedite degli altri esponenti della famiglia, a cominciare da donna Marella, sorella di Carlo e vedova da tredici anni di Gianni Agnelli.
Nei giorni scorsi il libro è stato oggetto di un tentativo di censura preventiva (LEGGI QUI) messo in atto dai legali diGiacaranda Falck, che nel marzo del 1996 venne adottata da Carlo Caracciolo (una adozione considerata in contrasto con la legge italiana che vieta in ogni caso l’adozione di un figlio biologico da parte del proprio padre naturale, come tale era ed è definito Caracciolo da parte di Giacaranda e di sua madre Anna Cataldi).
La diffida aveva sorpreso sia l’autore che l’editore poiché né il legale né la sua cliente avevano letto una riga del libro (ne “intimavano” l’invio delle bozze, entro 48 ore per esaminarle e “giudicarle”) e quindi non ne conoscevano il contenuto. La risposta dell’autore e dell’editore non si è fatta tuttavia attendere, con una controdiffida con la quale si contestavano le argomentazioni addotte e si ricordava che non vi era alcun motivo per tanta contrarietà anche perché l’argomento del libro è “di pubblico interesse, vista la figura e le attività del principe Caracciolo e le vicende che sono ruotate intorno a lui”, e quindi “non può essere limitato il diritto alla libertà di stampa e alla manifestazione del pensiero, dato che viene comunque soddisfatto quell’interesse della collettività all’informazione che deve ritenersi protetto dall’art. 21 della Costituzione”.
Moncalvo manifestava inoltre il suo stupore per il fatto che egli e la signora Falck si fossero più volte messi in contatto telefonicamente e per iscritto, e la Signora non avesse mai sostenuto di essere contraria alla pubblicazione del libro. Anzi, aveva evidenziato in modo esplicito che si trattava – letteralmente – di “una bella storia da raccontare”. Per di più consigliava l’autore: “La può scrivere dai ritagli di giornale o parlando con persone più vogliose di apparire di me”. E, ancora, in modo molto cordiale: “Ci sono tutti i crismi per farne un best seller”. Gli scritti della signora contenevano anche un incitamento ad andare avanti: “Non si preoccupi per me”. E raccomandava: “La prego scriva la sua (storia) e non si preoccupi della mia versione”. C’era una esortazione ulteriore: “Sia gentile: mi descriva almeno come la cattiva affascinante così potrò sorridere quando leggerò”. E concludeva: “Le auguro una buona scrittura”. Per quanto riguarda l’intimazione di inviare “una copia integrale della citata opera” al fine di consentirne “un esame”, l’autore ricorda (e-mail del 10 giugno 2015, ore 15,56) che ci fu una sua aperta e ampia disponibilità per il manoscritto: “(….) Ardo dalla voglia di farglielo leggere in anteprima”. E, veniva aggiunto: “(…) e io Le consegno, quando vengo all’incontro, il manoscritto”. Con e-mail del 17 giugno (ore 12,08) della Sua assistita, tale disponibilità venne di fatto respinta”. In conclusione Gigi Moncalvo diffida l’avvocato e la sua cliente “dal proseguire nel tentativo, in qualsiasi forma, di ostacolare la pubblicazione e la libera circolazione della mia opera, riservandomi ogni eventuale azione risarcitoria per i danni che dovessero derivarmi sotto tutti i profili”. Il Salone di Torino, che aveva ricevuto per conoscenza una copia della diffida in cui veniva intimato di cancellare la presentazione prevista, ha dimostrato che tiene molto alla libertà di espressione e la tutela in ogni sua forma e di fronte a qualunque tipo di intimidazione.
Durante il suo intervento Carlo Ripa di Meana ha parlato del libro dicendo che “ è un libro che ha un grande rispetto per la verità” che “Lascia un segno tangibile su di un uomo bello, lieve e spiritoso”. Ha poi aggiunto: “Vorrei che il libro prendesse il volo. Non faranno scendere il silenzio sul lavoro, le opere e la creatività del mio amico Carlo”. Commentando poi l’accaduto: “Non si mettono legioni di avvocati a spegnere chi vuole pronunciare una parola di libertà”.