Esce oggi nelle sale italiane il film sulla celebre reporter di guerra. Ecco la testimonianza di Marco Lupis, autore per Rubbettino de “Il male inutile” che ha lavorato insieme alla Colvin
«Marie Colvin, è stata una dei più straordinari corrispondenti di guerra dei nostri tempi, morta in Siria nel 2002 mentre copriva l’assedio di Baba Amr per il suo giornale, il Sunday Times.
Esce adesso anche in Italia il bel film che la vede protagonista, “A private war”, con star del calibro di Rosamund Pike (Il magico mondo di Amelie), che ne interpreta il ruolo, e Stanley Tucci (E.R., Transformers). È stata una grande gioia per me sapere del film: finalmente si parla del nostro lavoro, quello dei colleghi che in tutto il Mondo rischiano la vita sui teatri di guerra e di crisi al solo fine di testimoniare in prima persona ciò che sta accadendo.
Ho conosciuto e lavorato a fianco di Marie a Timor Est, nel 1999, quando si rifiutò ostinatamente di abbandonare 1.500 donne e bambini assediati dalle forze paramilitari indonesiane, offrendosi come “scudo umano” e ottenendone così la salvezza.
La Colvin era convinta che il lavoro del corrispondente di guerra fosse di assoluta importanza. In un celebre e appassionato discorso che tenne a Londra a St Bride’s, una chiesa tradizionalmente frequentata dai giornalisti, aveva fermamente sostenuto l’assoluta necessità di inviare i reporter nei luoghi più pericolosi della Terra. Era convinta che il giornalismo in quei contesti fosse l’unica via per raccontare verità scomode, per costringere i governi a giustificare la loro condotta informando l’opinione pubblica di cosa stavano facendo in loro nome. E soprattutto per denunciare il dramma dei civili, per poterlo mostrare al mondo e svelare le brutali conseguenze delle decisioni prese nelle stanze dei bottoni. Credeva fino in fondo che, senza i corrispondenti di guerra, i governi avrebbero fatto ciò che volevano.
Io non posso dire di avere mai avuto le sue certezze, ma mi basterebbe che, dalla visione di questo e film e – molto più modestamente – dalla lettura del mio libro, il pubblico traesse anche una sola, ulteriore conferma della totale inutilità della guerra.»
Questo il ricordo di Marie Colvin scritto da Marco Lupis, già reporter di guerra in alcune delle zone più calde del pianeta, da Timor Est al Chiapas. Lupis ha raccolto i racconti di quei drammatici giorni in un libro edito da Rubbettino dal titolo “Il male inutile. Dal Kosovo a Timor Est, dal Chiapas a Bali le testimonianze di un reporter di guerra” con la prefazione di un’altra celebre reporter di guerra, Janine di Giovanni.
“Il Male Inutile” racconta delle tante tragedie che troppo spesso, nel frenetico flusso mediatico dell’informazione, vengono rapidamente e colpevolmente archiviate, anche se si collocano dietro l’angolo dell’attualità e della Storia. Guerre e massacri dimenticati trovano in questo libro una nuova attualità, nello sguardo lucido ma anche compassionevole e partecipe del giornalista-testimone, che ha pagato anche un prezzo personale inevitabile ai drammi che deve raccontare.