In un nuovo libro edito da Rubbettino, la terribile storia della strage dei Valdesi in Calabria “Non possiamo perdonare al posto di coloro che hanno pagato con il sangue la loro testimonianza evangelica”. Suona dura, quasi come uno schiaffo in risposta a una mano tesa, la replica del Sinodo della Chiesa Valdese alla richiesta di perdono di Papa Francesco per gli atteggiamenti del passato “non cristiani, persino non umani” dei cattolici nei riguardi dei valdesi. Eppure pochi conoscono alcune tristi pagine della storia di questi pacifici seguaci del “povero di Lione”, Pietro Valdo. Una tra queste, forse la più atroce, è quella che vide l’uccisione, nel 1561, di oltre duemila valdesi che vivevano pacificamente in Calabria dal XIV secolo e che vide il culmine nella notte del 5 giugno durante la quale un’intera comunità valdese venne torturata e uccisa. Fu la “San Bartolomeo italiana”, secondo qualcuno. La cittadina di Guardia Piemontese (o la “Guardia dei piemontesi” come veniva chiamata allora) piccola cittadina fortificata valdese, in provincia di Cosenza, in quella tragica notte venne presa con l’inganno dai soldati del feudatario Salvatore Spinelli il quale convinse i guardioli ad aprire le porte del paese per far entrare 50 soldati, fatti passare per prigionieri e scortati da altrettanti militari, con la scusa che costoro dovevano essere rinchiusi nelle carceri. Di notte quei cento soldati uscirono dalla prigione e aprirono la porta principale di La Guardia, facendo entrare le truppe che attendevano fuori dalle mura. Quella porta fu chiamata da allora Porta del Sangue perché secondo i racconti dei sopravvissuti il sangue scorreva come un fiume attraverso quell’apertura. Ma cosa ci faceva un nucleo così consistente di Valdesi in una regione così lontana dalle valli piemontesi come la Calabria? Perché una convivenza pacifica di oltre due secoli si concluse con questo tragico epilogo? Questa brutta pagina che ha segnato inevitabilmente la storia dei rapporti tra cattolici e valdesi, finora rimasta abbastanza sconosciuta ai più, viene oggi riportata alla luce da un interessante volume di un giovane studioso italiano, Vincenzo Tedesco, edito da Rubbettino e intitolato: “Storia dei Valdesi in Calabria. Tra basso medioevo e prima età moderna”. A fare da corredo al volume gli scritti introduttivi di Marina Montesano, storica e docente presso le Università di Messina e “Vita e Salute – San Raffaele” di Milano e del predicatore Valdese Eduardo Zumpano Vincenzo Tedesco, Storia dei Valdesi in Calabria. Tra basso medioevo e prima età moderna, Rubbettino, pp. 118
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