L’ex membro dimissionario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, vittima in passato di abusi, non è stata invitata, e ringrazia Svidercoschi: «Se non si va a fondo su un tema così complesso non possiamo fare progressi nella tutela dei più piccoli»
L’irlandese Marie Collins non ci sarà. Tra dieci giorni si aprirà in Vaticano l’incontro mondiale sulla tutela dei minori, ovvero, sulla piaga dei preti pedofili, e Marie Collins non ci sarà tra le vittime di abusi che faranno conoscere la loro drammatica esperienza a capi di episcopati e a dirigenti della Curia romana.
Violentata a tredici anni dal cappellano dell’ospedale dov’era ricoverata, e poi ferita, umiliata, dal comportamento del suo vescovo che aveva insabbiato il caso, Marie Collins ci aveva messo del tempo prima di denunciare quell’ignobile prete all’autorità giudiziaria. E da lì era cominciato il suo impegno pubblico, per mettere in guardia, per prevenire ed evitare altri drammi. Fintanto a diventare, in qualche modo, il simbolo della lotta della Chiesa cattolica contro la pedofilia.
Papa Francesco l’aveva chiamata a far parte della Commissione vaticana per la tutela dei minori. Ma la Collins non aveva resistito all’opposizione di vari ambienti curiali, e aveva dato le dimissioni. Si pensava che venisse invitata al summit vaticano, e invece no, non è stato così.
Comunque, a pochi giorni dall’inizio del Summit, il prossimo 14 febbraio, uscirà per Rubbettino un libro dedicato a lei: “Per l’orribile crimine che ha subìto. Per la straordinaria testimonianza che continua a dare”. Lo ha scritto Gian Franco Svidercoschi, già vice direttore dell’«Osservatore Romano»; e il titolo ne anticipa il senso provocatorio ma anche propositivo: “Chiesa, liberati dal male! Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia”.
Marie Collins nel ricevere il libro ha commentato: “I sopravvissuti come me serbano un particolare debito di gratitudine verso i giornalisti e gli autori che hanno portato alla luce il tema degli abusi clericali sui bambini. È un argomento complesso ma se non viene esaminato e affrontato non possiamo sperare di fare progressi verso la salvaguardia in futuro dei bambini”.
Pensava, la Collins, al prossimo summit in Vaticano?