«Uno dei libri più sbilenchi, imprevedibili e geniali scritti su Napoli negli ultimi tempi» Francesco Durante
Si assiste, negli ultimi tempi, a un nuovo momento d’oro per Napoli, per questa città bellissima, misteriosa e magmatica che da sola è capace di mostrare i mille volti del Paese.
Film, libri, spettacoli, Elena Ferrante e Pupi Avati, Rocco Hunt e Alessandro Siani, ma anche cronaca nera, rabbia e fatica di vivere, inferno e paradiso, per dirla con Croce, “Ammore e Malavita”, se si preferiscono i Manetti Bros.
È in questa cornice che Rubbettino pubblica il nuovo romanzo di Marco Ciriello, noto scrittore e giornalista, autore teatrale e televisivo. Si intitola “Un giorno di questi”, espressione che, come scrive lo stesso Ciriello “non è un’esclamazione ma un ritratto della città che promette sempre nel vago”, sintesi ed emblema di una Napoli che a sua volta finisce per essere metonimia di un Sud in perenne attesa di se stesso.
“Un giorno di questi” è un caleidoscopio di personaggi improbabili, sopra le righe, eccessivi e umanissimi, che apparirebbero figure di una commedia dell’arte, se il palcoscenico non fosse Napoli, la città che armonizza gli opposti e rende reale e verosimile anche la fantasia.
Il romanzo è un’immersione nella Napoli del decennio Ottanta – quella violentissima ed euforica che va da Cutolo a Troisi – con una breve parentesi romana tra l’onirico e il ministeriale, tra Fellini e il borghese piccolo piccolo. Attraverso lo sguardo di un giornalista di cronaca nera si assiste all’inesorabile mutazione della città: dal fumo di contrabbando che dalle strade arriva nelle redazioni; al rapporto umano, ancora possibile, con gli ultimi guappi; fino all’arrivo della Nuova Camorra, la stessa che uccide Giancarlo Siani, raccontato qui secondo un’altra verità, quella prima affiorata e poi sommersa. Intanto, chi registra, vede scorrere avvenimenti e persone, morti, agguati e partite. Un romanzo per giorni, ogni frammento uno di questi, passati incontrando i fratelli Giuliano, Maradona, il principe di Sansevero, Nicola Pugliese, Franco Califano, Nunzio Gallo, Joe Marrazzo, Enzo Biagi. Poi il distacco e l’approdo nella Capitale, a un nuovo giornale, con altre scene e altri incontri (qui si vedono De Michelis, Zeffirelli, la Pivano, la spiaggia di Ostia senza Pasolini, addirittura Marco Polo e Pablo Escobar). Infine il ritorno a Napoli, da straniero, del protagonista. Un racconto lieve, dolente, ironico, nostalgico e vitale.
Marco Ciriello (1975), scrittore e giornalista lavora per «Il Mattino» e «Il Messaggero» e scrive per il teatro e la televisione. Ha pubblicato: In corsa; Qualcuno era venuto a turbare il nostro cuore; Tutti i nomi dell’estate; Grande Atlantico. Cargo Ship Stories; Pace alle acque; SanGennaroBomb; Il vangelo a benzina; Per favore non dite niente; Il più maldestro dei tiri; Assassinio sulla Palmiro Togliatti; Le sorelle misericordia; Il catenaccio mi sta antipatico.
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La foto che illustra l’articolo è di Toty Ruggieri