Esce in versione aggiornata per il pubblico di lingua italiana il volume di Arthur C. Brooks, “La via della libertà”, curato da Flavio Felice e Francesco Martini, edito da Rubbettino
Nonostante il 70% degli americani abbia fiducia nel sistema fondato sulla libera iniziativa, lo Stato continua a crescere per dimensioni e competenze. I sostenitori dell’economia di mercato non sembrano in grado di fermare questa deriva, che potrebbe condurre gli Stati Uniti verso uno statalismo di stile europeo. Il motivo, secondo Arthur Brooks, sta nel fatto che i loro freddi argomenti statistici non convincono il cuore della gente: gli esseri umani sono intrinsecamente morali e, tra i ragionamenti materialistici a favore del capitalismo e gli argomenti moralistici a sostegno delle pur fallimentari politiche stataliste, essi sono empaticamente portati a scegliere questi ultimi.
Affinché diventi vincente, un’idea deve prima conquistare il cuore della gente. Ciò può richiedere molto tempo. È giunto il momento che gli assertori della libera iniziativa si facciano avanti e colgano ogni occasione disponibile per spiegare come il sistema capitalistico non solo sia corretto dal punto di vista scientifico e materiale, ma anche e soprattutto morale. È quello che si propone di fare l’autore, il quale, nel trattare diverse questioni politiche, presenta, accanto ai dati numerici, ragionamenti di carattere morale. Il libero mercato, che più di ogni altro sistema garantisce giustizia e mobilità sociale, corrisponde infatti alle preoccupazioni morali delle persone. Il «successo conquistato» per mezzo di rischi e sacrifici avvicina alla felicità e alla realizzazione personale molto più dell’assistenzialismo, capace solo di portare verso una spirale di dipendenza dallo Stato che non giova né all’animo umano né al tessuto sociale. Il sistema capitalistico, fondato su libertà, competizione e meritocrazia, esalta le individualità, produce equità di opportunità, aiuta gli svantaggiati, predispone le persone alla carità. Nella scia tracciata da Michael Novak e Charles Murray, Brooks propone un manifesto morale del capitalismo in un’epoca decisiva per le sorti politiche ed economiche degli Stati Uniti e del mondo.
Arthur C. Brooks (Seattle, 1964) è il presidente dell’American Enterprise Institute (AEI), uno dei più influenti think tanks di Washington, DC. Brooks, suonatore professionista di corno francese, si è a lungo dedicato alla musica, fino a far parte per tre anni dell’Orquestra Simfònica de Barcelona i Nacional de Catalunya (1989-1992). Tornato negli Stati Uniti, l’autore ha insegnato presso l’Harid Conservatory della Lynn University (1992-1995) e, al contempo, ha iniziato a dedicarsi allo studio dell’economia, fino a conseguire una laurea presso la Florida Atlantic University nel 1995 e un dottorato presso la RAND Graduate School nel 1998. Dopo aver insegnato presso la Georgia State University (1998-2001) e la Syracuse University (2001-2008), Brooks ha lasciato l’accademia per diventare presidente dell’AEI a partire dal 1° gennaio 2009. Nel corso della sua carriera, l’intellettuale si è occupato principalmente del rapporto tra cultura, politica ed economia, e si è affermato come un vigoroso sostenitore della libertà di impresa.