In occasione del Family Day previsto per il prossimo 30 gennaio, Jean Pier Delaume Myard, portavoce nazionale francese di “La manif pour tous” e autore del libro “Non nel mio nome. Un omosessuale contro il matrimonio per tutti” (Rubbettino) (clicca qui per saperne di più) lancia un appello alla società italiana attraverso il nostro ufficio stampa.
DELAUME-MYARD: «Il 30 gennaio 2016 si svolgerà in Italia il Family Day. Me ne compiaccio. Sarà un giorno importante.
Sarà anche un giorno in cui denunciare che il progetto delle Unioni Civili avrà alla fine gli stessi effetti di un matrimonio ovvero poter adottare un bambino assecondando così il desiderio della lobby gay.
Il dibattito è molto serio e questa giornata sarà un momento fondamentale per dire “no” al cambiamento della società che ci si vuole imporre.
Il progetto delle Unioni civili è inaccettabile per qualsiasi italiano di buon senso, qualunque sia l’infanzia che ha avuto. Molti hanno avuto un percorso difficile, una storia familiare dolorosa, ma questo non giustifica la distruzione dell’idea di famiglia, una e universale.
Questa sarà una giornata di mobilitazione intorno alla famiglia “padre-madre-bambini” come punto di riferimento, altrettanto fragile quanto intoccabile.
La vera parità trova la sua unica fonte nella coppia genitoriale. Questo è indiscutibile. Pretendere di cancellarla è negare la realtà.
Tutti gli uomini e le donne sono stati portati e messi al mondo dalle donne.
Non deve apparire in contrasto l’essere omosessuali e il difendere la famiglia.
L’omosessuale non deve contribuire a quelli che sono abusi sui minori nella convinzione della sua cosiddetta “liberazione”.
Nelle sue richieste la lobby gay rischia di non fare differenza tra l’amore e il potere, il piacere per se stessi e il controllo degli indifesi.
Il progetto delle Unioni Civili rientra nella manipolazione delle masse. Non è troppo tardi per fermare i suoi effetti nocivi.
Questa pretesa da parte dei gay non ha niente a che vedere con una rivendicazione di uguaglianza, in realtà evidenzia la natura eminentemente egoistica di questo “mal d’enfants”.
La famiglia è una cellula primaria. Il rischio di spezzare la catena generazionale è immenso. Così come non si possono distruggere le fondamenta di una casa, senza causarne il crollo così non possiamo rinunciare ai fondamenti della nostra società, senza metterla a rischio.
Difendere la famiglia e i bambini richiede grande perseveranza. La famiglia è una parte integrante del patrimonio mondiale. Le parole “famiglia” e “patrimonio” non sono né parole contraddittorie né parolacce. Ma presentano davvero e bene una realtà.
I colpi contro la famiglia sono molti. Cosa fanno i politici? Cosa dicono? Non preoccupiamoci. Ma dobbiamo farlo. Ricordiamo a questi uomini e queste donne che hanno l’estremo dovere di trasmettere alle generazioni future il più bel gioiello del patrimonio che l’umanità ci ha lasciato fin dalla notte dei tempi: la famiglia.
La famiglia è un baluardo contro quei barbari che desiderano sacrificarla sull’altare della loro ideologia egemonica e genocida.
Se si difendono i diritti della persona umana, se si grida “Viva la Famiglia”, si è tacciati di omofobia! Essere omosessuale e essere considerato omofobo è davvero il colmo!
Voglio semplicemente dire che gli omosessuali in Italia e Francia sono esseri responsabili e non vogliono che la donna diventi una merce e che si privi deliberatamente un bambino di una vera famiglia: padre-madre.
Un bambino non è un farmaco per le coppie dello stesso sesso in cerca di affetto.
Le Unioni civile non si realizzeranno nel mio nome.
Tutti hanno diritto ad avere una vera famiglia!»
La quarta di copertina del libro
Sono omosessuale ma non gay. Il mio primo compagno, oggi deceduto, all’epoca era amico intimo di François Hollande e Ségolène Royal, cosa che ho ricordato al Presidente della Repubblica quando l’ho incontrato all’Eliseo dove mi trovavo in quanto membro della delegazione de «La Manif Pour Tous». Ho sempre fatto la scelta di vivere in coppia, eppure sono contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non per motivi di unione tra due persone che si amano, ma per il problema fondamentale del bambino e del suo diritto ad avere un padre, una madre e dei nonni. In realtà sono molti gli omosessuali che non provano alcun desiderio di sposarsi e ancor meno di avere un bambino! Le cifre parlano chiaro. A 25 anni ho preso in considerazione l’idea di avere un bambino per potergli trasmettere un patrimonio, uno status sociale […] in breve, volevo avere un bambino per i motivi sbagliati. Senza dubbio gli avrei dato tutto l’amore che aveva il diritto di aspettarsi ma c’era anche un’altra domanda da porsi: quella riguardante la filiazione. Quali sarebbero stati i riferimenti di questo bambino, il suo non-rapporto con la madre? Nel caso di una coppia omosessuale maschile, la madre non sarebbe diventata altro se non una macchina distributrice di bambini a fronte di un grosso assegno o di una carta oro? E poi penso anche agli altri bambini. Quelli che la genitrice ha avuto come madre vera e propria. Come farà a spiegare a fratellastri e sorellastre del nascituro che la mamma ha fatto un bambino unicamente per venderlo? Quali saranno i traumi di questi bambini che, per 9 mesi, hanno visto il grembo della madre arrotondarsi giorno dopo giorno e non conosceranno mai il loro fratello o sorella? Libertà, uguaglianza, fraternità, sì! Libertà per il bambino di non essere escluso in quanto figlio di omosessuali (maschi o femmine che siano) nelle piccole città e in campagna. Uguaglianza per il bambino affinché possa crescere con un padre e una madre. Fraternità per il bambino come possibilità di avere fratelli e sorelle senza un numero molto elevato di patrigni o matrigne. No al bambino giocattolo! No al figlio oggetto! Questo libro costituisce la voce di tutti coloro che non vengono ascoltati durante il dibattito sul “matrimonio per tutti” e le sue conseguenze sul nostro avvenire comune; costituisce la speranza di essere finalmente capiti
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