L’interessante ipotesi di Nunziante Mastrolia coautore de “L’atomica di Kim” (Rubbettino)

Ha una visione geopolitica ampia che non si ferma alla sola volontà di potenza coreana, Nunziante Mastrolia, già docente di Geografia politica ed economica presso la Luiss e coautore, insieme a Claudia Astaria e Stefano Felician Beccari, del libro edito da Rubbettino qualche tempo fa intitolato “L’atomica di Kim. Il regime nordcoreano e la sicurezza internazionale”.
Secondo Mastrolia: «La Corea del Nord dipende in tutto e per tutto da Pechino e non è credibile che possa agire in maniera autonoma o addirittura in contrasto con gli interessi cinesi.
Negli anni passati si sono verificate strane coincidenza: ogni qualvolta le acque si facevano difficili per Pechino a Pyongyang accadeva qualcosa. Anche ora non si può escludere che ci possa essere qualche relazione tra i tonfi dell’economia cinese e i botti nucleari nordcoreani.
Il messaggio che Pechino invia al mondo, allora, può essere “A nessuno venga in mente di approfittare ora delle difficoltà in cui si dibatte il Partito comunista cinese, altrimenti Pechino potrebbe disinteressarsi della testa calda di Pyongyang. Senza la Cina e il PCC sarebbe il caos globale”
Questa spiegazione se da una parte può essere rassicurante (Pyongyang non ha intenzione di attaccare il mondo) dall’altra apre scenari particolarmente preoccupanti: 1) la quasi disintegrazione del regime di non proliferazione; 2) Le difficoltà del PCC non termineranno certo con un test nucleare. Nei prossimi tempi, infatti, la salute dell’economia cinese continuerà a peggiorare e con essa la capacità del Partito comunista cinese di rimanere al potere.»

L’ipotesi di Mastrolia ci consente di trovare una ragione che va oltre i capricci di un giovane leader, come piace credere a qualcuno:

«Ogni volta che la Corea del Nord fa un test nucleare (è ormai il quarto a partire da quello del 2006) la comunità internazionale si pone una sola domanda: perché?
E la risposta non è semplice. È necessario partire da un presupposto e cioè che anche Kim Jong-un sia un attore razionale, che persegue razionalmente un fine.
È chiaro che l’atomica nordcoreana ( che sia o meno una bomba H) equivale ad una assicurazione sulla vita per il regime di Pyongyang. Se fossero stati in possesso di armi nucleari né Saddam né Geddafi avrebbero fatto la fine che hanno fatto.
Eppure questo brandire l’arma atomica in senso difensivo, appare quanto meno in contrasto con i tentativi, seppure timidissimi, del nuovo leader di aprire il Paese al resto del mondo.
All’ipotesi classica (l’assicurazione sulla vita) se ne deve pertanto affiancare un’altra.»

Come dicevamo in apertura Nunziante Mastrolia è assieme a Claudia Astaria e Stefano Felician Beccari, autore di un libro uscito ormai da qualche tempo per Rubbettino, intitolato “L’atomica di Kim” che oggi, ridiventa di grande attualità e per molti versi quasi profetico.

La quarta del libro “L’atomica di Kim”
Perché un paese affamato, isolato e quasi arcaico nella sua ortodossia arriva al punto di minacciare una guerra atomica? Cos’è che spinge il «paese eremita» per eccellenza, ormai allo stremo delle proprie forze a sfidare non solo le grandi potenze della regione e gli Stati Uniti, ma lo stesso processo di globalizzazione (e occidentalizzazione) rimanendo chiuso ad ogni contatto con il mondo esterno in un baldanzoso isolamento? Ed infine che cos’è oggi la Corea del Nord ed il suo eccentrico e spietato regime? In ultima istanza, queste sono le domande cui si vuole rispondere, analizzando l’intima natura del più isolato e misterioso del pianeta e il suo modo di approcciarsi al mondo esterno. Tentando, come in puzzle, di ricomporre le varie tessere: dai profondi retaggi storici, alle logiche della propaganda, dalle politiche di appeasement condotte dalla Corea del Sud, agli aspetti più tecnici relativi alla forze armate nordcoreane e alla caparbietà atomica, sino a giungere all’attualità più prossima con un focus particolare sulla leadership del terzo líder máximo: Kim Jong-un.

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