Esce in libreria “Un papa che divide? Le inevitabili contraddizioni di un pontificato rivoluzionario”, il nuovo libro del decano dei vaticanisti italiani Gian Franco Svidercoschi
Il 13 marzo del 2013 saliva al soglio pontificio Jorge Maria Bergoglio con il nome di Francesco. Un pontificato rivoluzionario sin dalla scelta del nome del Pontefice, improntato all’annuncio del Vangelo e della misericordia ma che, tuttavia, alla prova del tempo ha finito per mettere in luce anche tutta una serie di inevitabili contraddizioni che derivano dall’operare al di fuori di quelle che sono le consuetudini di un’istituzione bimillenaria come la Chiesa Cattolica.
E proprio all’inevitabilità di certe contraddizioni fa direttamente riferimento il nuovo libro di Gian Franco Svidercoschi, vaticanista di lungo corso (si occupa di Vaticano sin dai tempi di Pio XII), che non a caso si intitola “Un papa che divide?”
È un libro che cerca di raccontare la “novità” di cui si è fatto portatore papa Francesco. E cerca di raccontarla – senza scandalismi ma anche senza paraocchi – a partire dalle tante contraddizioni che caratterizzano inevitabilmente il progetto bergogliano di attuare una rivoluzione in una istituzione bimillenaria come la Chiesa cattolica.
A colpire, all’inizio, è il modo completamente nuovo di “fare il Papa”, nello stile pastorale, nel linguaggio, nella estemporaneità delle uscite. Tipico, tutto, di un Papa che viene dall’America Latina, e gesuita. Ma ben presto si delinea la vera “novità”. E’ un ritorno alle radici della fede, al Vangelo. Declinato, però, nel segno della misericordia, della centralità dei poveri, dell’attenzione alle periferie, anche esistenziali, anche morali.
E così, nei fatti, diventa una proposta di cambiamento radicale. Che inquieta i cuori, sconvolge mentalità e abitudini, scompagina i centri di potere, provoca resistenze, opposizioni, all’interno della stessa gerarchia ecclesiastica. E finisce – anche per l’eccessiva rapidità nell’apertura dei tanti processi di riforma – per dividere il popolo di Dio su vari fronti: quello sociale, quello politico, ma anzitutto quello spirituale, e perfino quello dottrinale. Basti pensare alle polemiche sulla questione dei divorziati risposati; si arriva a parlare di un Papa “eretico”, e addirittura a ipotizzare uno scisma. C’è gente che non si riconosce nella “Chiesa in uscita” di Bergoglio, e nel suo, come lo chiamano, “perdonismo”.
Ebbene, al di là dei contrapposti trionfalismi e pessimismi, il cattolicesimo sta oggettivamente vivendo un periodo di transizione molto complesso, molto contrastato, molto lancinante. Ma che, se guardato e vissuto con coraggio e coerenza, potrebbe spalancare orizzonti oggi impensabili. E il Vangelo della misericordia – proposto da Francesco come programma per la missione della Chiesa, e come bussola sia per la vita personale che per quella pubblica –è comunque una prima significativa risposta all’esigenza, non solo di un nuovo spirito di fede, ma anche di un nuovo umanesimo.
Gian Franco Svidercoschi, giornalista e scrittore, ha raccontato i grandi eventi della Chiesa cattolica, dal Concilio Vaticano II all’avvicendamento di sette Pontefici. È stato vice direttore dell’Osservatore Romano, e ha collaborato con Giovanni Paolo II nella stesura di Dono e Mistero. Ha scritto una ventina di libri, tra i quali Lettera a un amico ebreo, tradotto in venti lingue, e, con il cardinale Stanislao Dziwisz, Una vita con Karol e Ho vissuto con un santo. È stato anche sceneggiatore di due film su papa Wojtyla.
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