“Il libro di Salvo Vitale parla delle ragazze e dei ragazzi che all’indomani dell’omicidio si attivarono perché venisse identificato come tale e non rimanesse impunito. Un lavoro quotidiano, accurato, microscopico, per raccogliere dati, prove, testimonianze che smentissero l’idea assurda del suicidio che inseguivano gli investigatori. O dell’incidente sul lavoro dell’attentatore maldestro, come dissero dopo che la pista del suicidio divenne impraticabile. Tutti questi amici di Peppino, anzi i suoi compagni, quelli che avevano condiviso con lui l’esperienza delle lotte politiche, del circolo «Musica e Cultura», di Radio Aut o anche soltanto un’amicizia senza tessera, hanno dovuto battersi per molto tempo contro i depistaggi e la malafede delle prime indagini prima di incontrare giudici e investigatori perbene. Senza l’incontro di tutte queste forze, senza il contributo di queste persone, la verità non sarebbe mai venuta in luce. Sarebbe rimasta nascosta fra i sassi della ferrovia, nelle ficaie d’India che limitano i campi, nei muri a secco, nell’omertà degli assassini che non ebbero nemmeno ilcoraggio di firmare, come vuole la tradizione mafiosa del castigo esemplare. Ma come firmare una condanna a morte motivata solo dal ridicolo che Peppino aveva riversato su di loro dai microfoni della radio? Come ammettere di esserne stati umiliati? Salvo Vitale rievoca questa silenziosa sotterranea battaglia iniziata nel momento stesso in cui Peppino è stato assassinato, ne rievoca le stagioni, gli alti e bassi, i momenti in cui i mafiosi sembravano averla vinta, le speranze accese da un giudice volenteroso. Anche nei momenti più disperati – quando sembra davvero che sia il male a prevalere –, si sente sempre una forza d’animo, una volontà che s’impone anche a distanza di tanto tempo. Non fu solo l’amore per Peppino, il rimpianto e lo sdegno per la sua fine atroce. Fu soprattutto un atto di ribellione al sopruso e speranza nella giustizia. Fu rifiuto di considerare immutabili le cose e fiducia al contrario che prima o poi la verità viene a galla e diventa patrimonio comune, cultura, condivisione”.
Sono passati molti anni, ma la stagione de I cento passi non è mai finita, dura ancora, la sua energia non si è spenta…
dalla Prefazione di Marco Tullio Giordana