Leggere Rossi è come togliersi le proverbiali fette di salame dagli occhi. Nel nostro caso di italiani, fette dello spessore di una fiorentina. La cultura, la società, le relazioni personali ed economiche nelle quali viviamo sono intrise di uno spirito di dipendenza che ci rende oramai incapaci di comprendere. Figuriamoci di reagire. Eppure le alternative sono esistite ed esistono ancora. Prima del becero populismo, prima dell’immobilismo da palude di tanta politica, Ernesto Rossi, e gli altri liberali eretici con lui, hanno predicato il verbo indigesto dell’autonomia, del rischio, del riscatto costruito da se stessi, senza attendere miracoli da chicchessia. Contro l’industria dei partiti, le consorterie, gli afflati religiosi repressivi etc., Rossi è lì ad analizzare, farci comprendere, spiegarci che un’altra Italia è possibile. Lo dimostra la sua vita, i suoi sacrifici e la sua opera di servitore dello Stato all’ARAR. Ce lo insegnano le sue parole, da troppo tempo e da troppi dimenticate. E dire che i problemi sono sempre gli stessi: l’ILVA, il Sulcis, la pubblica amministrazione, lo Stato assistenziale e chi più ne ha più ne metta. A leggere le pagine degli scritti rossiani sembra di leggere il giornale di oggi. Paradossalmente non è Rossi un autore attuale. E’ l’Italia che è rimasta inattuale.
Da qui l’idea del Breviario. Poche pagine per ritrovare questo grande sconosciuto della politica. Ma molto più, poche pagine di cittadinanza consapevole ed attiva. Perchè ci si riscopra nella nostra dignità di individui. Perchè ci sia dato di riprendere in mano la nostra vita. Perchè finalmente il salame ritrovi il proprio posto nel piatto e si possa tornare a vedere con chiarezza.
Ernesto Rossi (1897-1967), tra i fondatori di “Giustizia e Libertà”, pagò la sua opposizione al fascismo con nove anni di carcere e quattro di confino. Successivamente, in rappresentanza del Partito d’Azione, fu sottosegretario nel governo Parri. Co-autore del Manifesto di Ventotene e tra gli ispiratori del Partito Radicale, fu allievo prediletto di Gaetano Salvemini, di cui continuò l’opera, svolgendo un’intensa attività pubblicistica (specie sulle pagine de “Il Mondo” di Mario Pannunzio). Raccolse i suoi scritti in volumi famosi, i cui titoli sono ormai patrimonio del linguaggio comune. Due per tutti: I padroni del vapore (1955) e Aria fritta (1956).
Gianmarco Pondrano Altavilla, giovane studioso di storia delle dottrine politiche e di filosofia del diritto, ha collaborato con numerose riviste scientifiche, tra le quali la «Rivista di filosofia», la «Rivista internazionale di filosofia del diritto», «Storia e politica». Attualmente segretario di redazione presso l’«Archivio storico del Sannio», ha dedicato diversi lavori al mondo liberale, concentrandosi sulle figure di Piero Gobetti ed Ernesto Rossi.
Gaetano Pecora insegna Storia delle dottrine politiche all’Università del Sannio e alla Luiss. Socio della Fondazione Rossi – Salvemini. Tra i suoi numerosi lavori si segnalano, per i tipi Rubbettino, Il liberalismo anomalo di Friedrich August von Hayek (2003) e Il pensiero politico di Gaetano Filangieri (2009).