La giornalista Rai, ex collaboratrice di Enzo Biagi, esce per Rubbettino con un delicato romanzo al femminile, ma non femminista
C’è un otto marzo in bianco e nero, pieno di pioggia e di mimose in “Corpo estraneo” di Annarosa Macrì (Rubbettino, 2017), che segna una svolta nella vita di Bianca, la protagonista della storia. È nel giorno della festa delle donne che lei ricomincia da sola il suo cammino di donna che sola, in fondo, è sempre stata, un “corpo estraneo” che, come una matrioska, contiene dentro di sé altri mille “corpi estranei”, nel matrimonio, nella malattia, nella maternità, nel lavoro.
Ma c’è una via d’uscita. “Tutto quello che mi fa soffrire, io lo partorirò”, dice Karoline von Günderrode, una delle poetesse più amate da Bianca, che fa la giornalista e sa che “partorire” vuol dire “scrivere”.
Così Bianca ripercorre, scrivendola, la sua vita di donna a cavallo di due secoli e di due mondi, a partire da un Sud estremo, colto nel momento in cui si fa lambire dal boom economico, che è poi soprattutto boom edilizio, e un Nord investito, siamo in pieno Sessantotto, dalla illusione di una rivoluzione possibile, fino ad arrivare al crollo del secolo breve e del sogno di una possibile felicità, individuale e sociale.
Bianca racconta la sua storia attraverso le storie e gli incontri con tante altre donne, che la sollecitano e la interrogano (ogni capitolo ha il nome di una donna), e che rappresentano l’eterna rete femminile di complicità e sinergia che ha sempre caratterizzato il mondo delle donne, che, tra la seconda metà del Novecento e il nostro secolo, ha conosciuto la più profonda rivoluzione culturale della sua storia.
Un libro femminista, allora? “No, non sono stata mai femminista – dice Annarosa Macrì – anzi alcune conquiste delle donne nel campo della politica e dell’imprenditoria mi inquietano profondamente, perché, nonostante le belle parole e le buone intenzioni, le donne non hanno saputo costruire un modello di gestione del potere diverso da quello maschile. Forse era impossibile, non lo so. Il mio comunque, è un libro molto femminile e molto contemporaneo, nel quale molte donne potranno leggersi e riconoscersi.
Annarosa Macrì, giornalista e scrittrice ha lavorato in Rai nella redazione calabrese e accanto a Enzo Biagi in molti dei suoi programmi. Ha pubblicato A Berlino un bouganville (1988), Il mercante di storie (2009), Alì voleva volare (2010) e, per Rubbettino, L’ultima lezione di Enzo Biagi (2008) e Da che parte sta il mare (2013, premio Moncalieri per la narrativa).
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